LA VALLE DEL CERVO

La Valle del Cervo, in provincia di Biella, si sviluppa lungo il corso del torrente Cervo dalla sua origine a nord-ovest (lago della Vecchia), comune di Piedicavallo , fino al fondovalle e al capoluogo provinciale.
La valle si presenta stretta e si estende fra i territori valdostani della valle del Lys (o valle di Gressoney) e la Valsesia (a nord-ovest); a sud-est confina con la contigua Valle Sessera).
I suoi confini sono idealmente segnati da un arco di montagne con (dal monte Cresto, 2545 m, alla Punta Tre Vescovi, 2501 m, sino alla cima di Bo, 2556 m), tra le quali si aprono i passaggi pedonali che conducono alle vallate confinanti (Colle della Vecchia, Mologna e Croso). La valle ha una superficie complessiva di kmq 96,64, dei quali circa 73 a monte di Bogna (località in cui è fisicamente evidente lo stacco tra l’Alta e la Bassa Valle.
L’alta Valle del Cervo (Piedicavallo, Rosazza, Campiglia, San Paolo e Quittengo) presenta un aspetto differente rispetto a quella inferiore: spigolosa e aspra, offre segni evidenti dell’azione modellante del manto glaciale. E’ la zona che viene comunemente denominata, con un termine che nell’antica parlata locale indicava la casa, “La Bürsch”.
Offre un ambiente naturale lussureggiante, con faggete, castagnete, pittoreschi torrenti e pascoli in quota. Numerosi percorsi pedonali uniscono i paesi, per numerose passeggiate alla scoperta della vallata, oltre a itinerari escursionistici, percorsi facili per le famiglie, di media difficoltà o tracciati a colli e cime e traversate per escursionisti esperti. Il territorio dell’Alta Valle del Cervo è inoltre interessato da un tracciato storico di di rilevanza internazionale: la Grande traversata delle Alpi (GTA), che attraversa interamente il comune di Piedicavallo

Le notizie riguardo ai primi insediamenti in valle antecedenti al X secolo sono scarse. Considerata la posizione di confine fra Italia e Francia, la zona fu popolata tanto da abitanti di etnia differente ma sicuramente mediterranea provenienti dalla zona di pianura quanto da esploratori di origine celtica. Altrettanto certa pare fosse la presenza in zona di esercito dell’impero romano.
Gli storici ritengono che coloro che nel VI secolo a.C. per primi abitarono la valle furono i leponzi, una popolazione di cacciatori e pescatori di origine celtica o ligure, guerrieri per motivi di difesa del territorio, ma disposti a vivere in pace praticando la non facile pastorizia e capaci di resistere alle intemperie del luogo e alle difficoltà di vita in un luogo impervio caratterizzato da profondi canaloni.
Successivamente, a queste popolazioni autoctone se ne aggiunsero altre provenienti da nord attraverso la Valsesia e ancor più, per il Colle della Gragliasca, dalla valle di Gressoney.
Limitatamente alla parte bassa della valle sono state a supportare la tesi di una presenza in epoca romana è stato il rinvenimento di alcune monete nella zona di Sagliano Micca.
Notizie certe sulla valle si hanno solo dal medioevo. L’Alta Valle è citata ad esempio – ed è questo il primo documento autentico di cui si dispone – in una bolla del papa Innocenzo III del 2 maggio 1207. Da essa si desume la presenza di una comunità abitativa organizzata attorno alla chiesa di San Martino (Campiglia Cervo) et alias ecclesias de valle Sarvenis.
In effetti, l’unica testimonianza architettonica religiosa che abbia resistito al tempo è la chiesa di Santa Maria di Pedeclosso.
Nel XIV secolo – anno 1379 – le comunità valligiane e di Biella giurarono fedeltà al conte di Aosta Amedeo VI di Savoia.
Due secoli dopo, nel 1552, venne deciso il distacco della popolazione di Andorno Micca da quella di Biella e, circa centocinquant’anni dopo ancora, fu la zona dell’Alta Valle Cervo a distaccarsi dal controllo del marchese di Andorno Carlo Emilio di Parella, dalla cui residenza-ospizio sorgerà il santuario di San Giovanni d’Andorno, con conseguente suddivisione del territorio in quattro comuni autonomi: Campiglia Cervo, Piedicavallo, Quittengo, San Paolo Cervo. In tempi più recenti, la valle ha legato il suo nome a quello del senatore Federico Rosazza Pistolet che, fra il 1889 ed il 1898 fece costruire una strada di collegamento fra San Giovanni d’Andorno e il santuario di Oropa per favorire un’unione non solo simbolica fra i due luoghi di culto.